La giurisprudenza costituzionale tedesca in materia di unificazione europea. Un contributo alla soluzione della crisi finanziaria?

L’Unione Europea si basa sull’Unione sempre più stretta dei popoli europei, e pertanto tenta di escludere un controllo delle giurisdizioni dei singoli Stati membri sulla validità degli atti dell’Unione. Nondimeno rimane il carattere contrattuale del diritto primario dell’Unione. I trattati di base sono trattati di diritto internazionale pubblico, la cui conclusione, approvazione e ratificazione è determinata da atti degli Stati membri, sottoposti alla disciplina del controllo nazionale, anche da parte delle Corti costituzionali.
La crisi finanziaria mondiale ripropone ora i problemi della costituzione europea. L’urgenza di misure contro la crisi finanziaria e l’esistenza di posizioni divergenti fra gli Stati accresce l’importanza della cooperazione intergovernativa e dei trattati come forma giuridica di cooperazione anche fra Stati dell’Unione. Tali forme di cooperazione concorrono con le forme interne di formazione della volontà in materie dell’Unione.
Gli Stati dell’Europa meridionale più colpiti dalla crisi mostrano grande interesse per la situazione tedesca, in particolare per la giurisprudenza della Corte costituzionale federale in materia di unificazione europea, e per l’attenzione da essa dedicata al ruolo dei Parlamenti nazionali a tutela del principio democratico e in una prospettiva talvolta duramente critica nei confronti del diritto europeo.
L’articolo ripercorre le tappe fondamentali di questa giurisprudenza, dalla sentenza Maastricht del 1993 sino alle più recenti decisioni sul Meccanismo europeo di stabilità, mettendone in risalto i pregi ma anche le aporie.
Si tratta di vicende dal valore paradigmatico per gli Stati dell’Unione che subiscono l’egemonia tedesca: anch’essi, infatti, potrebbero – e forse dovrebbero – sentirsi chiamati ad esercitare un analogo controllo di legittimità costituzionale sulle limitazioni di sovranità imposte dall’unificazione europea.

Scarica il contributo


 

The European Union is based on an always more close union of the European peoples, and, so, it tries to exclude the control of the national judges about the validity of the Union’s deeds. Nevertheless, the contractual character of the primary Union Law remains. The original Treaties are treaties based on the international public law, and their conclusion, acceptance, and ratification are determined by the Member States, with acts subject to national controls, also by constitutional courts.
The worldwide financial crisis proposes again, now, the problems concerning the European constitution. The urgency to adopt measures against the financial crisis, and the existence of diverging opinions among the States, increases the need of an intergovernmental cooperation, and of the Treaties as a juridical instrument of cooperation, even among the Member States. These forms of cooperation contribute, with the interior forms of decision making about subject matters of the Union.
The south-European States more shocked by the crisis are strongly interested in the German situation, especially in the federal constitutional court decisions concerning the European unification, and the direct attention to the role of the national Parliaments direct to the protection of the democratic principle, and with a perspective sometimes really censorious towards the European law.
The essay retraces the fundamental steps of this case law, from the 1993 Maastricht judgment to the recent decisions concerning the European Stability Mechanism, underlining its virtues and its lacks.
These are paradigmatic events for the member States subjected to the German hegemony: they could – and maybe should – feel summoned to have a similar constitutional control on the sovereignty restrictions fixed by the European unification.

Download the paper