Il coordinamento dei rimedi giudiziari europei contro le violazioni nazionali in danno delle imprese

Contro le violazioni del diritto europeo derivati da omessa o irregolare trasposizione di norme europee ovvero anche da provvedimenti amministrativi e perfino giudiziari interni che abbiano effetto nei confronti di soggetti diversi dagli Stati e in particolare per le imprese, lo stesso diritto europeo predispone rimedi che possono risultare estremamente efficaci, se utilizzati in modo appropriato e soprattutto coordinato.
L’articolo prende le mosse dalla nuova riconfigurazione della procedura d’infrazione davanti alla Corte di Giustizia, contenuta negli artt. 258-260 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), introdotto dal Trattato di Lisbona, attivabile anche dalle imprese attivabile attraverso un ricorso alla Commissione Europea, che costituisce il rimedio diretto contro le violazione di norme europee da parte degli Stati e delle relative Amministrazioni e analizza poi il rimedio indiretto consistente nell’attivazione di un procedimento giurisdizionale di diritto interno attraverso cui risalire a livello giurisdizionale europeo tramite il meccanismo del rinvio pregiudiziale.
In particolare, l’articolo si sofferma sulle possibilità di ricorso allo strumento del rinvio pregiudiziale interpretativo alla Corte di Giustizia Europea, ex. Art. 267 TFUE, tramite Giudici nazionali investiti da questioni relative alla violazioni di norme europee da parte del Legislatore, di Amministrazioni e persino degli stessi giudici nazionali, per ottenere il risarcimento dei danni causati da tali violazioni, a livello nazionale.
Secondo l’A. infine l’utilizzo combinato dei due rimedi, che converge sulla necessità di una valutazione del caso da parte della Commissione Europea, sotto il duplice profilo della valutazione nell’ambito della richiesta di apertura di una procedura di infrazione e della necessaria partecipazione al procedimento pregiudiziale davanti alla Corte di Giustizia, può rappresentare una soluzione ottimale di tutela contro le violazioni nazionali del diritto europeo.

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In relation to violations of EU law caused by (i) non-implementation or irregular transposition of EU law, or (ii) national administrative (or even judicial) decisions affecting persons other than the Member States, and in particular companies, EU law sets forth remedies which can prove extremely effective, if used properly and in a coordinated manner.
The article first illustrates the new reconfiguration of the infringement procedure before the Court of Justice, as enshrined by the Lisbon Treaty in Articles 258-260 of the Treaty on the Functioning of the European Union (TFEU). Representing the direct remedy against the violation of EU law by Member States and national government, the new infringement procedure can be activated by companies by lodging an appeal to the European Commission. The article then analyzes the indirect remedy consisting in the initiation of a proceeding according to national law and which enables the access to the European Court of Justice via a request for a preliminary ruling.
In particular, the article focuses on the possibilities to exploit, at the national level, an Art. 267 TFEU preliminary ruling by the Court of Justice – via national Courts ruling on infringements of EU law committed by the legislator, the administration or even by national Courts – as a tool to recover damages caused by any such infringement.
According to the A., the combined use of the two remedies, both sharing the need for an evaluation of the case by the European Commission – in terms of assessment of the request to open an infringement procedure and of participation to the preliminary ruling proceeding before the Court of Justice, may represent an optimal shelter against national violations of EU law.

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