Il saggio illustra gli aspetti problematici inerenti il riparto di competenze tra Stato e Regioni dopo la revisione del titolo V.
Tale studio evidenzia come, sin dall’inizio, si avvertì l’esiguità e del complesso di poteri riservati allo Stato, nonché del contenuto concreto delle relative voci competenziali.
Dopo un primo momento in cui la Corte costituzionale prese alla lettera il rovesciamento dell’enumerazione, venne presto modificata tale impostazione. Risultò, difatti, giustificata una deroga al riparto di competenze, al ricorrere di determinate condizioni: attraverso una costruzione rovesciata del principio di legalità, si passò ad un riparto totalmente incerto, tramite la «chiamata in sussidiarietà» in maniera simile a quanto avvenuto col primo regionalismo con riguardo alla sussistenza degli «interessi nazionali». Si afferma, tuttavia, una concezione procedimentale e consensuale dei principi di adeguatezza e sussidiarietà, insieme ai canoni di ragionevolezza, proporzionalità, leale collaborazione (attraverso, specialmente, il sistema delle conferenze, sent. n. 303/2003). Accanto alle materie delle infrastrutture di rilievo nazionale, e della produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, la Corte costituzionale interviene, all’indomani dell’entrata in vigore della riforma del titolo V, sulla voce tutela della concorrenza (sent. n. 14/2004), tramite la quale, in contrasto con il dato letterale della Costituzione, lo Stato assume su di sé la funzione di garante del mercato nazionale unitario.
Nella parte finale del saggio, sono, poi, esaminate le competenze trasversali, definite quali materie esclusive statali sui generis, per cui, in caso di connessione con gli ambiti normativi statali, il criterio dirimente avrebbe dovuto essere quello di prevalenza, e non, come stabilito dalla Corte costituzionale, quello di leale collaborazione.
È, infine, esaminata la necessità di superare tali problemi. Le soluzioni prospettate sono il Senato federale e il federalismo fiscale.
The essay illustrates the problems regarding the distribution of powers between the central and regional governments following the amendments made to Title V of the Italian Constitution.
The study emphasizes that the powers that had been vested exclusively in the central government were considered extremely limited in scope, also considering the concrete substance of the subject matters.
At the start, the Constitutional Court took seriously the reversal of the enumeration technique. But, immediately, the Court justified a derogation from the distribution of powers, under certain circumstances: through a reserved interpretation of the principle of legality, appeared a completely uncertain division of powers, because of the «appeal to subsidiarity», similarly to what happened in the initial period of Italian regionalisation about the «national interests». The Court, however, establishes a procedural and consensual interpretation of the principles of subsidiarity and appropriateness, joined to the principles of proportionality, reasonableness, and loyal cooperation (especially through the standing Conference of the State and Regions, judgment n. 303/2003). In addition to infrastructure of national importance, and the production, transport, and national distribution of energy, the Court, immediately after the amendments made to Title V of the Italian Constitution, intervened on the «protection of competition» (judgment n. 14/2004). In this judgment the Court allowed the State to become the role of guarantor of the unitary national market, in spite of the literal meaning of the Constitution.
The last part of the essay examines the crosscutting competences, identified as exclusives competences, sui generis. So, in case of overlapping of subject matters, the principle that should be applied would have been the prevalence principle, and not, as the Constitutional Court affirmed, the loyal cooperation.
Finally, the essay examines the need to supersede problems deriving from loyal cooperation. The possible solutions can be the Federal Senate, and fiscal federalism.