Il diritto all’istruzione si è sempre storicamente caratterizzato per un’accesa conflittualità tra Stato e Regioni in ordine ai rispettivi ruoli e competenze. La stessa riforma costituzionale del 2001 ha finito col rendere ancora più complesso il quadro d’insieme, creando un mix di uniformità e differenziazione, con incerta determinazione della linea di confine tra le stesse, che ha visto (come avvenuto in altri campi) la Corte costituzionale ritagliarsi un ruolo da protagonista. Se in una prima fase la giurisprudenza costituzionale si è caratterizzata per un certo favor nei confronti delle iniziative regionali di settore, in un secondo momento ha posto in essere una “torsione centralistica” caratterizzata da un progressivo depotenziamento delle competenze delle Regioni in materia d’istruzione; ciò ha portato il legislatore statale a porre in essere modifiche profonde degli ordinamenti della scuola, anche sulla spinta della logica di contrarre la spesa pubblica, senza considerare, se non raramente, le Regioni come dotate di competenze che interessano questo settore. Con tali premesse, il contributo del legislatore regionale nell’evoluzione della materia non poteva che essere deludente e poco coraggioso; anche le stesse ipotesi di “regionalismo differenziato”, avanzate nel recente passato, parrebbero più estemporanee eccezioni nate in reazione alle chiusure del Giudice delle Leggi (si veda la vicenda della legge regionale lombarda sul reclutamento regionale del personale docente per le supplenze annuali), che organici tentativi di andare oltre quella “logica della materia” che nel contributo viene identificata come il vero freno alle politiche pubbliche statali e regionali in materia d’istruzione.
The right to education has always historically been characterized by a heated conflict between the State and the Regions regarding their respective roles and competences. The same constitutional reform of 2001 ended up making the overall picture even more complex, creating a mix of uniformity and differentiation, with uncertain determination of the borderline between them, which has seen (as happened in other fields) the Court constitutional carving out a leading role. If in a first phase the constitutional jurisprudence was characterized by a certain favor towards regional sector initiatives, in a second phase it put in place a “centralistic twist” characterized by a progressive weakening of the competences of the Regions in the field of education ; this has led the state legislator to implement profound changes in the school regulations, also on the basis of the logic of contracting public spending, without considering, if not rarely, the Regions as realitiese endowed with competences affecting this sector. With these premises, the contribution of the regional legislator in the evolution of the matter could only be disappointing and not very courageous; even the same hypotheses of “differentiated regionalism”, advanced in the recent past, would seem more impromptu exceptions born in reaction to the closure of the Judge of Laws (see the story of the Lombard regional law on the regional recruitment of teaching staff for annual substitutes), than organic attempts to go beyond the “logic of the matter” which in the contribution is identified as the real brake on state and regional public policies on education.